In ricordo… della seconda grande Scossa!

Nell’anniversario della seconda grande scossa di terremoto che il 29 maggio 2012 colpì l’Emilia riportiamo un articolo scritto al tempo da Edda Draghetti. Edda, per una settimana, assunse il ruolo di responsabile del Campo di Crevalcore, tendopoli realizzata al centro sportivo per accogliere centinai di sfollati. A quell’esperienza parteciparono una trentina di volontari da Anzola, tutti inquadrati nel gruppo di Protezione Civile di Sala Bolognese. In seguito Edda, insieme a pochi altri, è stata ispiratrice ed anima del nascente gruppo di Volontari di Protezione Civile di Anzola Emilia.

EVENTI  DRAMMATICI  E  REAZIONI  UMANE

Testimonianza di un Volontario in soccorso alle popolazioni di Crevalcore.

Edda Draghetti

Gli eventi sismici che si sono verificati nel maggio 2012 in tutta la regione Emilia Romagna hanno provocato, particolarmente in alcuni comuni, conseguenze drammatiche colpendo l’intera popolazione nei pensieri, negli affetti, nel patrimonio storico e culturale, nell’economia, nel lavoro, frutto di vite di sacrifici.

20 e 29 maggio 2012: due date che rimarranno impresse nella memoria di tanti, hanno segnato i destini di centinaia di persone e dato inizio ad una catena di solidarietà inimmaginabile; squadre di volontari hanno sentito il bisogno di attivarsi per prestare soccorsi a tutti coloro che si sono ritrovati fuori casa, all’aperto, prima per paura poi per l’inagibilità degli edifici.

Questa breve testimonianza vuole semplicemente raccontare il coinvolgimento e soprattutto l’attività che la Protezione Civile di Terre d’Acqua ha svolto nei comuni colpiti. In particolare l’Associazione di Sala Bolognese si è resa operativa fin dai primi momenti, soprattutto nel Comune di Crevalcore, supportando ogni tipo di operazione, mettendo a disposizione, senza riserve, mezzi, materiali e risorse umane.

Un’amara e inaspettata sorpresa per tutti noi: eravamo pronti ad affrontare semmai alluvioni, esondazioni di fiumi che attraversano le nostre terre ma nessuno immaginava di dover affrontare un’”emergenza terremoto”, anche in considerazione del fatto che i comuni di Terre d’Acqua sono da sempre stati definiti a “basso rischio sismico”. E invece ….

Vagoni del treno e palestre sono stati i primi ricoveri per dare un tetto agli sfollati: fra le prime attività che ha visto i volontari impegnati è stata l’assistenza anche notturna a persone anziane e disabili alloggiati nella palestra di S. Agata Bolognese, ininterrottamente fino al 7 luglio. In contemporanea sono nate le tendopoli al Campo Biavati di Crevalcore, hanno visto alternarsi nelle attività le Associazioni di Sala Bolognese, San Giovanni in Persiceto, Calderara di Reno, Federgev  e GEV.

Ben presto gruppi di volontari autonomi, spinti dal bisogno di attivarsi, sono andati ad incrementare il numero di associati delle varie sedi; nella sola Associazione di Sala Bolognese sono confluiti nuovi iscritti per un totale di un centinaio di cui una ventina di ragazzi di età inferiore ai 20 anni. Il solo Comune di Anzola Emilia si è distinto con le sue 30 unità.

Paradossalmente, percorrendo il viale che collega la strada provinciale di Crevalcore e il Campo, vi era la sensazione di entrare quasi in un camping o in un villaggio turistico: viale alberato, temperatura tra i 35 e i 40°, capannelli di gente, viavai di bici, parco giochi per bambini, tende su ogni lato e, di fronte all’ingresso dove sostava la vigilanza ANC, il pub, ritrovo per i giovani della zona, il mitico “Al Filò” che emetteva musica a tutte le ore del giorno e ….. della notte.

La nostra Associazione, grazie alle strutture di sua proprietà, è riuscita a mettere a disposizione il container cucina, la roulotte come punto informativo di coordinamento e segreteria del campo, nonché il muletto a batteria e scaffalature varie per la gestione del magazzino.

L’attività di distribuzione pasti ci ha permesso di prendere coscienza fin dall’inizio della  natura degli ospiti, della convivenza e delle molteplici difficoltà nel conciliare, anche a tavola, le diverse esigenze culturali e religiose, soprattutto durante il periodo del Ramadan, caduto nel mese di agosto.

Successivamente, con la responsabilità del campo (in particolare della sottoscritta nel ruolo di capo campo), che ci ha visti impegnati per tre settimane, oltre agli aspetti pratici, burocratici, tecnici, legali nonché amministrativi, è stato molto interessante osservare le molteplici diversità degli individui sotto il profilo morale e comportamentale.

In un campo sfollati c’è davvero “di tutto e di più”: dalla persona accomodante, gentile e riconoscente e grata per tutto ciò che riceve alla persona insolente, pretenziosa, arrogante che cerca ogni pretesto per creare problemi; dal detenuto agli arresti domiciliari che, ritrovandosi inagibile la casa, diventa detenuto agli arresti in tenda; allo scalatore folle che, per esercitare una curiosa forma di protesta, per tre volte si arrampica in cima al traliccio Enel (per fortuna senza tensione) mobilitando forze dell’ordine, esercito, vigili del fuoco, ambulanze.

Sono casi sociali, a volte davvero difficili, drammi umani, ma che meritano rispetto, comprensione e aiuto. Il nostro compito è anche questo.

Con gli ospiti musulmani si erano stabiliti anche rapporti di amicizia, nel rispetto delle reciproche culture.

Purtroppo però, secondo la legge spietata della natura, per una nuova vita che nasce, un’altra se ne va.

Al festeggiato evento della nascita di Paola il 15 agosto, nonostante le difficoltà della neomamma a superare l’ultimo mese di gravidanza nelle disagiate condizioni di sfollata, purtroppo un lutto ha segnato la comunità musulmana e anche quella cristiana: l’amico Mohamed, chiamato “l’Imam” ha perso la vita in un incidente stradale la sera stessa che ha lasciato il campo per andare nella nuova casa. Un uomo di straordinario spessore e profondità, figura di alto riferimento per la sua comunità; incrociando il suo sguardo lungo la via si veniva pervasi da un senso di serenità, di pace e di preghiera. Noi tutti lo ricordiamo così, seduto sulla panchina del viale nei torridi pomeriggi a schiacciare un pisolino, oppure in giro con il suo bastone bianco oppure in mensa a mangiare datteri e fichi. “Ciao Imam, rimarrai nei nostri cuori.”

Va riconosciuto senza dubbio il contributo dei volontari della Pubblica Assistenza di Crevalcore, della Croce Rossa, dell’Associazione Volontaria Carabinieri (ANC), deputata alla vigilanza e alla sicurezza del campo.

Sono stati questi ultimi i promotori, insieme all’amministrazione comunale, di una fantastica giornata Unicef in cui tutti i bambini del campo hanno potuto ricevere in dono una pigotta; è stato uno spettacolo indimenticabile assistere alle esplosioni di gioia e schiamazzi di questi colorati e vivaci frugoletti dallo sguardo penetrante.

La cosa meravigliosa che ha lasciato in ognuno di noi questa esperienza è stato l’intreccio delle persone comuni, dei volontari, degli amministratori, dei ruoli di ciascuno e dei bisogni di tutti che, alternandosi nel tempo, si è trasformato in tutt’uno: dare e contemporaneamente ricevere aiuto.

Tutte le associazioni hanno partecipato intensamente e senza riserve per far sì che questa sfortunata comunità potesse affrontare in modo umanamente degno “l’attraversamento del guado” nell’attesa di una nuova sistemazione e sicuramente ci sono riuscite. Lo dimostra il fatto che le ultime famiglie che hanno lasciato il campo sono state definite simpaticamente “gli irriducibili” perché ogni scusa era buona per prolungare la permanenza in tenda.

La nostra avventura a Crevalcore è terminata il 25 agosto con la chiusura del campo.

L’amministrazione comunale di Crevalcore nelle persone del sindaco Broglia, dell’Assessore Martelli e dell’Assessore alle Politiche Sociali Maria Pia Roveri non ci hanno abbandonato un attimo e la loro presenza quotidiana ci ha consentito di operare serenamente. Le difficoltà che li hanno visti impegnati con i tecnici nelle valutazioni dei danni subiti e la conseguente ricerca e assegnazione di nuove abitazioni da destinare agli sfollati, li ha messi a dura prova.

Non ultima l’instancabile e rasserenante presenza del sindaco di Sala Valerio Toselli, sempre in pista ad affrontare i lavori più faticosi come il montaggio e lo smontaggio della tendopoli con la sua singolare simpatia e definito “il sindaco di molti fatti e di poche p…..arole”.

Le associazioni di volontariato, coordinate dalla Consulta, hanno dimostrato tutte professionalità e competenza nell’alternanza dei ruoli e delle responsabilità ma tutti noi siamo certi che si possa ulteriormente migliorare facendo tesoro delle esperienze trascorse e operando nel futuro secondo schemi, procedure e stili comportamentali unitari.  

Questa mescolanza di umanità e di esperienza ha fatto nascere rapporti interpersonali che di sicuro dureranno nel tempo:

questo è il grande patrimonio del volontariato!